La morte in croce: per salvare un “Cosmo” senza Dio

5a Domenica di Quaresima – Anno B (21 marzo 2021)

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Ger 31, 31-34; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

“Chi ama la sua vita la perde, chi la odia in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”! Nonostante le apparenze, questa affermazione di Gesù nasconde un messaggio misterioso che il vangelo di oggi ci aiuta a interpretare. In effetti, la parola greca “cosmos” tradotta con “in questo mondo” nasconde una ricchezza di significato che ci sfugge un po’, oggi. Per i contemporanei di Gesù, il cosmo è prima di tutto l’ordine dell’universo, che il filosofo Platone descrive così nel Gorgia: ”il cielo e la terra, gli dèi e gli uomini sono legati tra loro da una comunità, fatta di amicizia e una comprensione, saggezza e spirito di giustizia, e questo è il motivo per cui, a questo universo, danno il nome di cosmo, di organizzazione”.

Ciò che Gesù viene a turbare, sconvolgere è questo ordine del mondo, questa catena di evidenze queste false logiche e queste apparenti certezze che ingannano ciascuno di noi, sin dall’alba dei tempi. Questo spiega perché, all’inizio di questo brano del Vangelo di Giovanni, sono i greci che chiamano Filippo e gli chiedono di vedere Gesù. Perché sentono che Gesù è quello che viene a sconvolgere il loro cosmo, la loro visione del mondo e dell’esistenza. Chiedono di vedere chi incarna questo altro modo di esistere.

I primi cristiani saranno così percepiti come persone che vengono a creare disordine in una società ben ordinata, persone che non rispettano l’ordine del mondo. A coloro che hanno ridotto l’essere umano al rango di merce, attraverso l’istituzione della schiavitù, hanno richiamato l’infinita dignità di ogni essere umano, dal concepimento alla morte. Per coloro che credevano che le gerarchie sociali fossero iscritte nella natura delle cose, spiegavano che l’uguaglianza di tutti gli esseri fosse la conseguenza ultima della creazione a immagine e somiglianza di Dio. A coloro che già sostenevano il primato dell’economia il dominio del dio denaro, ricordavano che una vita ha infinitamente più valore.

Gesù è venuto a sconvolgere questo fallace ordine del mondo, ed è per questo che deve morire.
Non perché Dio avesse bisogno di una vittima per placare la sua ira, o perché fosse necessario spargere sangue per redimere gli uomini peccatori! Ma perché Gesù sconvolge quest’ordine del cosmo dove l’uomo cerca di organizzare la sua vita e di sfruttare la natura senza Dio, o mettendo Dio a distanza, mettendolo da parte! Ed è per questo che il Vangelo rimane ancora oggi, incisivo e provocatorio, perché mette costantemente in discussione le nostre logiche false e minaccia i nostri interessi egoistici.

Costringendoci a guardare oltre questa vita verso la vita eterna, oltre i nostri interessi immediati e i nostri piaceri effimeri, Gesù ci apre alla vera dimensione del nostro essere. Siamo fatti per l’eternità, per l’infinito, per amare. Ed è ciò a cui la logica di questo mondo si rifiuta di guardare. Tutti i discorsi, tutti i media vogliono chiuderci in una visione concreta, materialista, di sicurezza e finanziaria. La vita è così diventata un modo per sopravvivere il più a lungo possibile. Ma basta sopravvivere per essere vivi?

Dom Guillaume – cappellano Monastero cistercense N.S. di Valserena (Pisa)
www.valserena.it

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