Domenica XXVI del Tempo Ordinario – anno A (27 settembre 2020)
Letture: Ez 18, 25-28; Fil 2, 1-11; Mt 21, 28-32
“Non è retto il modo di agire del Signore”!
Questa critica del popolo di Israele, ripresa dal profeta Ezechiele, potevano riprenderla i contemporanei di Gesù, senza cambiarne una parola. E forse anche oggi, molti nella Chiesa hanno la tentazione di riprenderla nei nostri tempi. Difatti, nei vangeli delle ultime settimane, Gesù ha opposto ai fedeli di Israele, ai credenti, a quelli che cercavano di seguire alla lettera la legge di Mosè e le prescrizioni dei rabbini, e sempre con più insistenza, i pubblicani, i pagani, le prostitute! Gesù si proclama l’amico dei peccatori, mangia e beve con loro e conclude il vangelo di oggi con questa affermazione scandalosa, anche per noi: “i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”!
I pubblicani, le prostitute, i pagani ripresentavano, nel tempo di Gesù, tutto ciò che era giudicato, disprezzato, condannato e ogni tanto eliminato. Ma Gesù non accetta questo modo di dividere il mondo in due categorie: i buoni e i cattivi. Egli non sceglie una categoria contro l’altra. Al contrario, come nel vangelo della donna adultera, Gesù vuole farci capire che questa differenza non esiste, è solo una costruzione mentale. Non ci sono i giusti da un lato e i peccatori dall’altro. Ma siamo tutti nella stessa barca, con lo stesso bisogno di essere salvati, con la stessa incapacità di rispondere all’amore infinito di Dio.
E, facendo così, Gesù mette il dito proprio su due tentazioni molto pesanti che si ritrovano non solo nel giudaismo, ma in tutte le religioni del mondo, e anche nel cristianesimo. Queste due tentazioni sono simbolizzate da questi due personaggi: il pubblicano e la prostitute. Sono le due tentazioni del ritualismo e del moralismo. Difatti, il pubblicano, nel tempo di Gesù, è l’uomo dei soldi, che cerca di arricchirsi ad ogni costo, senza rispettare nessuna regola, anche religiosa. E la prostituta è la persona che non rispetta più nessuna regola morale. Due figure che ritroviamo molto facilmente nel nostro mondo di oggi.
Le parole di Gesù non sono un incoraggiamento a seguire queste vie. Non dobbiamo dimenticare che Gesù è l’Agnello di Dio, senza peccato, l’innocente per eccellenza. Ma Egli cerca di farci capire qualcosa di molto importante, e che è sempre molto difficile da accettare, dopo più due millenni di cristianesimo. La prova è che le religioni cadono sempre nella stessa trappola e cercano di eliminare e di condannare tutti quelli che non rispettano le loro regole. Il terrorismo odierno trova la sua fonte in questo modo di pensare. La difficoltà, anche per noi oggi ancora, è di capire ciò che Gesù voleva dirci, vuole dirci!
La prima cosa da capire è ciò che sottolinea Papa Francesco nel suo magistero. La misericordia non significa negare il male! Il male c’è, il male esiste, e Gesù morirà per questo. Ma la cosa più importante, è annunciare che l’amore di Dio ha vinto il male. L’amore è più forte della morte! Gesù è venuto per darci la vita, la pienezza della vita. È venuto per salvare ciò che era perduto. Tutti abbiamo bisogno del suo perdono, del suo amore, della sua pace. Tutti siamo peccatori e tutti siamo chiamati ad essere salvati, se Lo accogliamo, se crediamo in Lui.
Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena (Pisa)
(www.valserena.it)