Domenica I Tempo di Quaresima – anno A (1 marzo 2020)
Letture: Gn 2, 7-9. 3, 1-7; Rom 5, 12-19; Mt 4, 1-11
OMELIA
Per molti tra noi, la storia del peccato originale non è solo una storia tragica, ma sembra anche una storia molto ingiusta!
Perché, difatti, tutta l’umanità, anche le persone più innocenti, dovrebbero portare la colpa di due persone?
E perché l’Innocente per eccellenza, cioè il Signore Gesù, dovrebbe pagare per tutti e morire per la colpa degli altri? Certo, sono le Scritture che ci raccontano questo, e la Chiesa ci insegna a credere alla storia della salvezza. Ma non è facile capire come questa realtà corrisponde alla fede nel Dio rivelato in Gesù Cristo, infinitamente buono e pieno di misericordia. È forse importante cercare di capire ciò che ci insegna la fede, perché, come diceva San Agostino, «la fede fa crescere l’intelligenza, e l’intelligenza fa crescere la fede».
Per capire la storia che ci racconta il libro della Genesi, basta guardare la realtà della nostra vita quotidiana. Basta vedere come si comportano gli uomini, i bambini nel cortile della scuola, per capire che è diventato difficile per tutti noi scegliere il bene, e forse anche amarlo. Come Adamo e Eva, guardiamo non solo le cose ma anche gli altri, come un frutto «buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile» da prendere.
Possiamo constatare, con i propri occhi, che il nostro sguardo non è più innocente. Nel cuore degli uomini, non regna la legge dell’amore, ma la legge della giungla!
A questa constatazione tragica, la Rivelazione aggiunge due aspetti molto importanti. Primo: Dio non ha voluto questo. E secondo: l’uomo e la donna, con la loro libertà, hanno scelto di entrare in questo circolo vizioso e hanno trasmesso questo sguardo tortuoso alla loro discendenza, come il colore degli occhi o i tratti del loro viso. Hanno scelto di guardare il mondo con gli occhi del tentatore, di satana: cioè come qualcosa che si può prendere, distruggere, assorbire. Si sono messi così al centro del mondo, disprezzando il Creatore e la creazione.
L’episodio del vangelo di oggi, con le tentazioni di Gesù nel deserto, ci rivela non solo l’inizio del ministero pubblico di Gesù, ma anche un altro modo di guardare la realtà.
Gesù, il Figlio di Dio, ha completamente assunto la nostra umanità, fuori del peccato. E così Egli può aprire una via nuova nel deserto del nostro mondo. Ha fame, come noi, ha bisogno di amore e di riconoscenza, come noi. Però, egli non guarda il mondo come lo guardiamo noi, attraverso gli occhi del tentatore. Non mettendosi al centro della storia, come facciamo noi così spesso, ma volgendo il suo sguardo al Padre, Egli guarda la creazione come un dono di Dio.
Egli guarda gli altri non come persone fatte per ammirarlo o obbedirgli, ma nella loro dignità di persone create da Dio, e per Dio. La storia della salvezza diventa così, nel vangelo di oggi, una storia di guarigione. La guarigione dei nostri occhi, che non sanno più riconoscere il Creatore nella creazione e nelle creature; una guarigione delle nostre passioni, che ci portano a prendere per noi e accumulare ciò che Dio ci ha gratuitamente offerto per il bene di tutti; una guarigione del cuore che deve imparare a amare senza accaparrarsi l’altro.
Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena (Pisa)
(www.valserena.it)