Oramai imminente la consegna alla Chiesa italiana della terza edizione del Messale Romano a trentasei anni (1983) dalla seconda edizione.
Un nuovo messale, perché?
La motivazione di fondo è quella di un aggiornamento intanto al mutato scenario culturale, sociale ed ecclesiale che – in quest’ultimo trentennio – ha conosciuto cambiamenti ed elementi di novità con processi di accelerazione impensati. Da un punto di vista liturgico, l’esigenza di aggiornare il Messale in materia di testi delle celebrazioni dei santi, di nuove Preghiere eucaristiche, oltre che migliorare stilisticamente alcuni testi e precisare la normativa liturgica.
Gloria e Padre nostro
Vi sono, nel nuovo Messale, dei cambiamenti significativi. Nell’inno del Gloria invece del «pace in terra agli uomini di buona volontà», verrà recitato o cantato (anche perché più aderente al testo del Vangelo) «pace in terra agli uomini, amati dal Signore».
Nella preghiera del Padre Nostro, l’espressione «non indurci in tentazione» sarà sostituita da «non abbandonarci alla tentazione».
Occasione di catechesi
«Come suggeriscono i vescovi, per favorire l’accoglienza e la valorizzazione di questo nuovo testo da parte delle comunità, occorrerà promuovere itinerari di formazione biblica, liturgica, catechistica per aiutare a celebrare e vivere l’Eucaristia come “fonte e culmine” della vita della Chiesa». Sono parole di don Franco Magnani, responsabile per la CEI, intervenuto il mese scorso a Lanusei a una Giornata di formazione del clero locale.
Liturgia e nostalgia
Sempre don Magnani ha messo in guardia da «vari fattori che condizionano pesantemente la pratica celebrativa» fra i quali – nell’attuale contesto ecclesiale “post-moderno” – «un linguaggio che appare molto lontano dalla cultura odierna. Criticità che possono favorire approcci riduttivi o pericolose derive: o verso un accostamento troppo disinvolto al rito oppure, all’opposto, verso un approccio improntato alla rigidità che si arrocca, nostalgicamente, su forme appartenenti a un contesto non più presente.