Il cristianesimo: provocazione per l’intelligenza e straodinario invito a pensare
21ma domenica Tempo Ordinario – Anno B (26 agosto 2018) – Letture: Gios. 24, 1-18b ; Efes. 5, 21-32 ; Gv 6, 60-69
«Questo linguaggio vi scandalizza? Volete andarvene anche voi»?
Queste due domande di Gesù potrebbero, in un certo modo, applicarsi alle tre letture che abbiamo ascoltato. Infatti, nel libro di Giosuè, le esigenze dell’alleanza di Sichem avrebbero potuto disgustare il popolo di Israele, così come le direttive dell’apostolo Paolo avrebbero potuto scandalizzare i primi cristiani di Efeso! E il Vangelo non è di meno quando riprende il discorso in cui Gesù afferma che bisogna mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Le Scritture conservano questo carattere scandaloso e un po’ sconcertante per noi, ancora oggi, E anche se siamo abituati ad ascoltare questi testi, essi suscitano ugualmente delle reazioni in noi anche se siamo molto educati per manifestarle.
La fede cristiana conserverà sempre, attraverso le età, un aspetto provocatorio e anche un po’ scandaloso, qualunque sia la nostra formazione e la nostra cultura. Bisogna tuttavia, evitare due ostacoli che sarebbero dannosi. Il primo consiste nel vuotare della loro sostanza questi testi affermando che sono superati nel tempo, segnati da una cultura e un periodo, e che, al fondo, non hanno più niente da dirci.
Il secondo ostacolo, anch’esso insidioso, consiste nel prendere questi testi alla lettera senza cercare di coglierne il significato profondo, e fermarci alla lettera che uccide, come diceva già san Paolo, nel suo tempo. Tra la tentazione di adattare le Scritture ai bisogni del momento e alla mentalità del nostro tempo o quella di fissarci in un letteralismo e un fondamentalismo cieco, la Chiesa ha tracciato, da secoli, una via unica e singolare, che i Padri della Chiesa hanno continuamente seguito per liberarne i principi fondamentali. Origène li ha dimostrati nel terzo secolo e, dopo sono stati ripresi da tutti i Padri della chiesa, e rimangono ancora validi per noi oggi. Il primo di questi principi è che ogni interpretazione della Scrittura deve essere degna di Dio. E il secondo principio è che le Scritture formano un «tutto coerente» e si spiegano reciprocamente.
Così come il brano del Vangelo di Giovanni non può essere compreso se non alla luce dell’istituzione dell’Eucarestia, ugualmente, il brano della lettera di Paolo non può esserlo se non nel contesto piu vasto del racconto della creazione, in cui l’uomo e la donna sono portatori dell’immagine e della somiglianza divina, ma anche di un altro brano delle lettere di Paolo in cui l’Apostolo afferma che Cristo ha fatto scomparire il muro di separazione tra giudei e pagani, schiavi e liberi,uomo e donna !
In tal modo, ciò che può urtarci e scandalizzarci talvolta nelle Scritture, è infatti un invito ad andare oltre, a risvegliare la nostra intelligenza, suscitare la nostra curiosità, senza cadere troppo facilmente nei pregiudizi e nelle spiegazioni semplicistiche.Perchè lungi dal rinchiuderci nelle nostre teorie già fatte, la Rivelazione cerca continuamente di risvegliare il nostro interesse,stimolare la nostra curiosità, provocare la nostra intelligenza.Per seguire Gesù, non bisogna accontentarsi di idee ricevute e del pensiero alla moda !
Il cristianesimo è una provocazione per l’intelligenza, il risveglio alla vera libertà, uno straodinario invito a pensare.
Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
(www.valserena.it)