Don Carlo Rotondo è da tre anni l’assistente regionale della sezione Sardegna Sud dell’Unitalsi, associazione che dal 1903 cura i pellegrinaggi dei malati a Lourdes e ai santuari internazionali. «Un’esperienza», afferma «che continua a essere molto forte, in alcuni casi persino decisiva nel cammino di formazione umana e cristiana di tanti, soprattutto giovani».
Purtroppo, a causa di problemi legati alla manutenzione della rete ferroviaria – sia italiana che francese – i pellegrinaggi dalla Sardegna non possono più usufruire del Treno Bianco, così chiamato per la presenza di alcuni vagoni attrezzati per i malati barellati o in carrozzina. «Troppi disagi, ritardi insopportabili», afferma Sergio Zuddas, avvocato, presidente dell’Unitalsi Sarda Sud «ci hanno costretto a modificare profondamente il nostro piano di viaggio, soprattutto in occasione del pellegrinaggio di luglio, quello che resta centrale nella programmazione annuale».
Quasi 700 persone, suddivise tra maggio, luglio e settembre, scelgono di partire con i volontari unitalsiani. «Dallo scorso anno», prosegue Zuddas, «raggiungiamo Porto Torres con i nostri pullman attrezzati e, in andata raggiungiamo Tolone da dove proseguiamo per Lourdes. Al rientro, invece, il rientro in Sardegna passa per Barcellona sempre con scalo a Porto Torres e quindi alle destinazioni di partenza».
Disagi e difficoltà che vengono affrontati e superati con spirito di servizio «soprattutto da parte dei meno giovani», dice don Carlo che spende però una parola di speranza per le nuove generazioni. «Puntiamo forte sui giovani, soprattutto su una loro fidelizzazione in occasione del pellegrinaggio, che vorremmo fosse per tanti di loro appuntamento irrinunciabile di tutto un anno».
I pellegrinaggi – e non solo Lourdes, ma anche Fatima, Loreto e tante altre mète – hanno conosciuto una flessione nel corso degli ultimi anni. «Posso dire che la Sarda Sud», dice il presidente Zuddas, «è una sezione in controtendenza. Continuiamo a fare numeri significativi e, grazie a quote agevolate per i giovani, confortanti che ci fanno ben sperare per il futuro della associazione».
«A Lourdes non c’è distinzione fra sano e malato perché tutti», sottolinea l’assistente don Carlo Rotondo «davanti alla Grotta delle Apparizioni ci sentiamo malati, bisognosi di cure materiali ma soprattutto morali e spirituali. Il vero miracolo – al di là delle guarigioni accertate (i miracoli sono appena settanta nei 160 anni dalle Apparizioni a Santa Bernadette) è che tutti tornano con una consapevolezza nuova, sempre più disposti ad accettarsi come siamo, con tutti i nostri limiti e fragilità, ma sicuri di essere accolti sotto il manto della nostra Mamma celeste».
Le apparizioni – Era l’11 febbraio 1858 quando in questo piccolo paese della Francia meridionale, nella valle del Gave, a ridosso dei Pirenei, successe il miracoloso evento che ne avrebbe cambiato per sempre la vita. “Io sono l’Immacolata Concezione”: così la Vergine Maria si è presentata, nei pressi della Grotta di Massabielle a Bernadette Soubirous, la figlia di un mugnaio caduto in miseria e provata da una malattia cronica. La “Bella Signora Vestita di Bianco”, come ella la definì, è apparsa per 18 volte, parlando poco ma insegnando tanto. Il messaggio evangelico, infatti, è chiaro e semplice, valido in ogni tempo e per ogni persona: Dio ci ama così come siamo. Maria è apparsa in una Grotta sporca e oscura, chiamata “Grotta dei maiali”, per dirci che Dio viene a raggiungerci ovunque noi siamo e ha scelto di parlare proprio a una ragazzina senza cultura, perché tutti potessero comprendere. La bellezza di Lourdes è proprio questa: la semplicità della preghiera che diventa un’esigenza di comunione fraterna. La fede che si fa miracolo. Un luogo dove tutte le diversità sono abbattute, dove abbandonarsi alla sguardo amorevole della Madonna, dove cercare conforto, avere speranza, ringraziare, ridere, piangere e sperare nel miracolo fisico e dello spirito.
Teresina Loche e la sua guarigione miracolosa a Lourdes – Da bambina era affetta da gravissime forme di tumore osseo al bacino e alle gambe. Ricorda di aver avuto il privilegio addirittura di due grazie mariane. Teresina soffriva moltissimo, ogni tre mesi finiva sotto i ferri dei chirurghi e per anni è rimasta distesa in un letto. Fino al primo miracolo, nella chiesetta di Uta. Teresina guarisce, ma la Madonna le appare in sogno e le dice che dovrà ancora soffrire. Il suo calvario ricomincia. All’eta’ di 28 anni, quando ormai è’ in punto di morte ed i medici la dichiarano intrasportabile, Teresa Loche si reca a Lourdes in pellegrinaggio. Viene immersa nelle piscine il giorno della sua partenza per il ritorno in Sardegna. E avviene il miracolo, la definitiva guarigione che per anni le diverse commissioni mediche e teologiche hanno studiato, stabilendo che si tratta di un prodigio soprannaturale. Teresina Loche, da allora, per anni si è recata in pellegrinaggio a Lourdes insieme ai malati e con infinita tenerezza continua a chiedersi: «Perché la Madonna ha scelto proprio me?».