Ciò che mancava alle vergini stolte era soprattutto l’olio della bontà, che rende dolce ogni cosa
32ma domenica Tempo Ordinario Anno A (12 novembre 2017) Letture: Sap 6, 12-16 ; 1 Ts 4, 13-18 ; Mt 25, 1-13
Tra le vergini sagge e le vergini stolte, non c’era quasi nessuna differenza. Tutte erano state invitate e avevano risposto all’invito dello sposo. Tutte erano rimaste vergini per aspettare la venuta dello sposo. Tutte avevano preso la loro lampada e si erano radunate per aspettare lo sposo. Tutte si erano addormentate durante la lunga attesa, ma tutte si erano anche risvegliate quando avevano sentito il grido: “ecco lo sposo! Andategli incontro!”.
L’unica cosa che mancava loro era l’olio per le lampade. Ma non se ne erano accorte prima dell’arrivo dello sposo. Ciò che mancava loro era diventato evidente solo all’ultimo momento, quando era troppo tardi per andare a cercarlo. Questa piccola cosa che mancava era così sottile, ma anche così necessaria, che non potevano fare a meno di quest’olio per entrare nella stanza delle nozze.
L’insegnamento di questa parabola del Signore è molto interessante per noi, perché ci insegna a guadare aldilà di ciò che guardiamo di solito. Ciò che mancava alle vergini stolte era così sottile, così evidente, che non se ne erano accorte che mancava loro. E questo vale anche per noi. Ciò che potrebbe mancare a ognuno di noi, nell’incontro con il Signore, è anche qualcosa che è così evidente, che non lo vediamo più.
L’olio, nelle Scritture, è un elemento molto antico e molto significativo. L’olio serviva per le offerte nel tempio di Gerusalemme, per le lampade accese davanti a Dio, ma era anche usato per l’unzione dei re e dei sacerdoti. Poi, si usava per curare gli ammalati, ungere la pelle per trasmettere la gioia, che è un dono di Dio. Si capisce perché l’olio è diventato, nella liturgia della Chiesa, il segno specifico dell’unzione dello Spirito Santo.
Ciò che mancava alle vergini stolte, non era solo l’olio della luce della verità, della fede e della pietà, ma era soprattutto l’olio della bontà, che rende dolce ogni cosa, l’olio della carità che rende soave la vita comune, l’olio dell’attenzione agli ammalati e ai sofferenti, l’olio della gratitudine, che semina la gioia nel cuore dei nostri compagni, in questa vita.
Le vergini stolte avevano l’apparenza della pietà, aspettavano come le altre la venuta dello sposo, ma mancava loro questa benevolenza che trasforma ogni cosa in fonte di gioia e di speranza, per gli altri e per Dio. Avevano tutto, ma mancava loro il più importante, ciò che non si può trovare all’ultimo momento.
E questo vale per ognuno di noi, ancora oggi. Non saremo giudicati sui nostri limiti, neanche sui nostri peccati, perché il Signore sa che sono innumerevoli. Ma, come dice San Giovanni della Croce, saremo giudicati sull’amore, sull’amore che avremo manifestato durante la nostra vita, quest’olio profumato che addolcisce e rinforza, che consola e conforta, che fa sorgere la gioia e la misericordia. Alla fine della nostra vita, non mancherà il tempo per chiedere perdono per i nostri peccati, ma mancherà il tempo per amare tutti quelli che abbiamo disprezzati, abbandonati o umiliati. Questo, non potremo mai ricuperarlo! Sara troppo tardi per noi!
Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
(www.valserena.it)