Sono tre le feste per Santa Greca a Decimomannu: la memoria liturgica del 12 gennaio, dies natalis del suo martirio, quella del 1° maggio (appena oscurata, soprattutto nel cagliaritano, dal concomitante inizio del pellegrinaggio di Sant’Efisio a Nora) e poi quella, grandiosa, dell’ultima domenica di settembre, Sant’Arega manna, con una grandiosa affluenza di popolo, nei tre giorni dei festeggiamenti, di diverse decine di migliaia di pellegrini che arrivano da tutta la Sardegna.
La festa secolare di quest’anno, con un decreto dell’arcivescovo Arrigo Miglio, è stata inserita all’interno del Giubileo della Misericordia e la chiesa intitolata alla Santa è stata elevata al rango di Santuario giubilare legato alla possibilità di ottenere l’Indulgenza plenaria.
Il triduo di preparazione alla festa ha conosciuto quest’anno una prolusione, al giovedì precedente l’ultima domenica di settembre, con il solenne rito della Apertura della Porta Santa presieduto dallo stesso arcivescovo Arcivescovo di Cagliari con la partecipazione di un primo numeroso gruppo di devoti.
Nei giorni successivi i consueti riti della vestizione e dell’ornamento della statua della Santa e, alla vigilia, la processione de S’Incontru fra il simulacro, ormai pronto per la festa, e le sue reliquie, portate in processione dagli Obrieri e dalla Confraternita di Santa Greca, depositi e custodi di questo antichissimo rito.
La fede e l’attaccamento dei sardi a Santa Greca (giovane vergine e martire del III secolo, secondo una tradizione, decapitato sotto le persecuzioni di Diocleziano) è visibile e quasi toccabile nella stanza degli ex-voto della sua chiesa: qui, migliaia di foto-tessere tappezzano le pareti di un piccolo locale a testimonianza di innumerevoli grazie e interventi prodigiosi di Santa Greca nel corso dei secoli che non ha mai fatto mancare la sua intercessione a favore di chi l’ha invocata e ha chiesto il suo aiuto.
Festa di fede ma anche autentica festa popolare nel segno dell’ospitalità, della condivisione, della convivialità. Forse – soprattutto da alcuni anni a questa parte – si sta superando una sorta di luogo comune che voleva Sant’Arega quasi esclusivamente festa di borgata, all’insegna del mangiare e del bere, con la pratica religiosa relegata quasi a ticket di ingresso. L’edizione giubilare di quest’anno ha sicuramente contribuito a riaffermare, consolidandola, la straordinaria portata religiosa dell’evento che, non solo per i numeri che riesce a garantire, può a buon diritto essere annoverato fra i grandi eventi religiosi e culturali della nostra Isola. (p.mat.)