Di ridurre il numero delle diocesi (in Italia 226, una enormità rispetto a tutte le altre nazioni del mondo) si discute da decenni ma l’ultimo scossone al sonnacchioso dibattito è arrivato da Papa Francesco ad appena due mesi dalla sua elezione. Quando, incontrando per la prima volta i vescovi italiani, fra le altre questioni accennò – e non poteva essere un’uscita estemporanea – al “lavoro di ridurre il numero delle diocesi un po’ pesanti”.
Almeno un centinaio sono quindi destinate a essere soppresse, finendo accorpate ad altre diocesi più grandi e importanti per arrivare al numero di 120 che sembrerebbe essere quello molto vicino al punto di equilibrio.
La Congregazione dei vescovi, anche se non perentoriamente, ha dato tempo alle Conferenze regionali sino a tutto agosto per presentare un progetto di riordino delle diocesi in sede locale. Ed è quanto anche i vescovi della Sardegna stanno mettendo a punto nel loro ritiro di Kiev, ospiti del Nunzio apostolico di Ucraina.
Cosa potrà succedere in Sardegna, terra di un milione e mezzo e poco più di abitanti divisa in dieci diocesi e 623 parrocchie?
L’insularità non agevola di certo i processi di riforma esaltando i localismi e la difesa strenua del particulare a discapito della visione generale. La difficoltà maggiore sembra essere quella del fatidico primo passo: la piccola diocesi di Ozieri (appena 30 parrocchie) sembrava la candidata ideale per avviare questo processo di riordino ma la recentissima nomina del vescovo Corrado Melis ha nuovamente congelato lo status quo.
Al di là delle indicazioni della CEI, quella della Sardegna resta un’anomalia nell’anomalia: dieci diocesi sono un apparato non più sopportabile per le forze della Chiesa isolana. Le diocesi di Ales-Terralba e Alghero-Bosa, frutto di accorpamenti, assieme alla citata Ozieri e a quelle di Nuoro e Lanusei, potrebbero confluire in quelle tre-quattro macrodiocesi più vicine al modello di organizzazione ecclesiale in Italia.
Di certo non è più tempo di sterili lotte di campanile: la crisi di vocazioni, sia fra il clero che tra i religiosi, impone anche alla Chiesa una profonda revisione che richiede coraggio e utopia. Anche, e soprattutto, in Sardegna. (p.m.)