Nella storia della Chiesa emergono alcune figure che, più di altre, in differenti epoche storiche, si sono distinte per il loro impeto riformista: contro la corruzione del clero, l’imborghesimento delle curie, la deriva morale, il pericolo dell’eresia.
Non v’ha dubbio che Jorge Bergoglio, diventato Papa Francesco, non abbia chiara la sua mission nella Chiesa del Terzo Millennio. Che sta portando avanti con una determinazione, una lucidità di pensiero e d’azione, una lungimiranza “politica” che lasciano i suoi immancabili detrattori senza fiato.
Quando pensi che lo tsunami Sinodo sia appena passato, con tutto il suo strascico di veleni mediatici e perplessità curiali, ecco la nuova ondata con la nomina dei nuovi vescovi di Bologna e Palermo, due sedi cardinalizie ambite come non mai per essere fra quelle, assieme a poche altro, da sempre in pole position verso la Cattedra di Pietro. Sedi che hanno espresso personalità come Lercaro e Pappalardo, per stare alla storia recente.
Ebbene, dopo quelle di Nunzio Galantino a segretario generale della CEI, o la berretta cardinalizia a Gualtiero Bassetti (Perugia), Edoardo Menichelli (Ancona) o Francesco Montenegro (Agrigento), pastori di diocesi non tradizionalmente «cardinalizie», ecco arrivare la nomina di due preti di strada ad arcivescovi di Bologna e Palermo.
A dire la verità, ma la cosa era passata sotto silenzio, prima di Bologna e Palermo, c’era stata Padova con la nomina a sorpresa di Claudio Cipolla, sacerdote mantovano, catapultato dalla sua parrocchia alla guida della quarta diocesi d’Italia per estensione territoriale.
Con le nomine di Matteo Zuppi e Corrado Lorefice la scelta di Francesco di ripete.
Il sacerdote della comunità di Sant’Egidio da sempre impegnato per i senzatetto, poveri e profughi, ausiliare di Roma e un parroco siciliano, della diocesi di Noto, amico di don Ciotti, in prima fila contro il racket della prostituzione.
Bergoglio, d’altronde, si è sempre definito un prete callejero e sceglie i preti di strada con «l’odore delle pecore».
Dietro queste due nomine c’è un evidente cambio di rotta, l’ennesimo di questo Papa che sta sgretolando, giorno dopo giorno, dinamiche e strategie carrieristiche diffuse nella Chiesa italiana. Per Bergoglio primario è il servizio pastorale on the road , la condivisione della vita nella parrocchia, lo sporcarsi le mani con gli ultimi. Ma soprattutto – come è stato sottolineato da molti commentatori – è un cambio di rotta che riguarda i meccanismi di selezione dei vescovi e quindi il futuro assetto della Conferenza Episcopale Italiana e, si potrebbe aggiungere, a cascata, delle diocesi e delle parrocchie.
Un salutare terremoto soprattutto per il laicato cattolico che vedem nella nomina di questi nuovi pastori, rinnovate prospettive di valorizzazione e collaborazione diretta con la gerarchia, una sorta di rinascita di quell’azione cattolica che in Concilio Vaticano II aveva definito “connaturale”, oggi diremmo nel DNA della Chiesa.
Di certo questo Papa non stanca di sorpendere. E ci si chiede già quale sarà la sua prossima mossa.