Da ormai ventitré anni la Chiesa Italiana celebra il 24 marzo la Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri. La data è significativa perché fa memoria dell’assassinio di monsignor Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso il 24 marzo 1980 durante la celebrazione eucaristica. Lo scorso 3 febbraio Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto di beatificazione di Mons Romero, ventidue anni dopo l’inizio della causa.
Ma tutta la storia della Chiesa a partire da Cristo è contrassegnata dalla croce e dal sangue.
Nella lettera apostolica “Tertio Millennio Adveniente”, Giovanni Paolo II, invitava la Chiesa a portare con sé tutta l’umanità a Dio, all’inizio del III millennio, richiamando prepotentemente la natura di “martire”.
Scriveva: “Una Chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri. . . Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, quasi “militi ignoti” della grande causa di Dio. Per quanto è possibile, non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze . . . sarà compito della Sede Apostolica, nella prospettiva del III millennio, aggiornare i martirologi per la Chiesa universale . . .”
Il novecento per la Chiesa è stato contrassegnato dal ritorno dei martiri. Centinaia di vescovi, sacerdoti, religiose, catechisti, semplici laici che in ogni angolo del mondo hanno sacrificato la propria vita per annunciare il Vangelo.
Da qualche anno la notizia sulla morte martiriale di un missionario appare quasi ogni mese, il martirologio dal 1928 ad oggi conta quasi duemila vittime tralasciando i vari dispersi o rapiti senza nome e mai più rientrati. Sono religiosi o laici, che per coerenza e per amore al Vangelo hanno speso la propria vita fino al dono totale di loro stessi.
Anche la Sardegna ha offerto sull’altare di Cristo due suoi missionari.
P. Silvio Serri che nacque ad Ussana, ma originario di Monserrato e missionario in Africa con i padri comboniani dove fu ucciso l’11 settembre del 1979 a Obongi in Uganda. L’ultimo cronologicamente è P. Salvatore Carzedda missionario del PIME di Bitti, ucciso con 4 colpi di fucile il 20 maggio 1992 a Zamboanga City, la più grande isola di Mindanao a sud delle Filippine.
Come di consueto alla fine dell’anno l’Agenzia Fides pubblica l’elenco degli operatori pastorali che hanno perso la vita in modo violento nel corso degli ultimi dodici mesi. Nell’anno 2014 sono stati uccisi nel mondo 26 operatori pastorali, 3 in più rispetto al precedente anno 2013.
Tra le vittime del 2014 anche tre missionarie italiane, le saveriane uccise nella missione San Guido M. Conforti di Kamenge, quartiere periferico di Bujumbura, in Burundi. Suor Lucia Pulici e suor Olga Raschietti sono state uccise nel pomeriggio del 7 settembre, mentre suor Bernadetta Bogian è stata uccisa la notte seguente. Tutte e tre le missionarie avevano trascorso la loro vita in Africa, e nonostante l’età avanzata e i problemi di salute connessi, erano appena tornate in Burundi perché desideravano tornare dalla loro gente, che le amava e rispettava. Per loro volontà sono state sepolte in Congo.
Alessandro Porcheddu